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Unguenti, profumi, cosmetici e medicamenti hanno da sempre avuto un ruolo importante sia per le proprietà terapeutiche o cosmetiche, sia per il loro significato rituale, sociale o estetico. Sulla base dei documenti antichi e della moderna cosmetologia, si può presumere che fin dall’epoca romana gli estratti di piante fossero ingredienti fondamentali nelle ricette di creme, balsami e medicinali.

Roma per i primi tre secoli d.C. fu il centro del mondo nelle scienze, nella letteratura ed anche nel settore cosmetico si distinse non poco. I romani conoscevano le ciprie, gli asciuga capelli, le forbici per peli superflui, i rasoi per la barba. Usavano denti falsi e capelli posticci. La loro vanità giungeva al punto da usare i raschiatori per la lingua, forse a causa del molto vino e libagioni che producevano una sgradevole impastatura della lingua.

Nelle famiglie riguardevoli tutti i cosmetici venivano preparati in casa ed applicati con appropriate cerimonie da giovani schiave o cosmete istruite e guidate da una donna più esperta che era l’ornatrice.

Le antiche donne romane erano molto attente ai problemi della loro pelle e cercavano, come oggi, le opportunità che la cosmesi offriva per mantenerla bella e cercare di ritardarne il più possibile l’invecchiamento. Lo stesso Ovidio le incoraggiava “Imparate o donne quale cure abbelliscano il volto e in quale modo preservare la vostra bellezza”. (Ovidio, Medicamina-1,2)

Orzo, veccia, bulbi di narciso, farina di frumento di Toscana e miele: ecco gli ingredienti necessari per realizzare una delle maschere di bellezza che il poeta latino Ovidio (43 a.C. – 17 d.C.) propone nella sua operetta Medicamina faciei femineae (Rimedi per il viso della donna). Dosando e mescolando con cura questi componenti, alcuni dei quali devono essere precedentemente tritati e filtrati, si ottiene una crema che, a detta del poeta, aveva il potere di rendere qualsiasi pelle più liscia e splendente di uno specchio.

La formula della più antica crema che si conosca è quella di una crema da notte, idratante nutriente descritta e raccomandata da Galeno. Si trattava di una emulsione A/O conosciuta come “Ceratum Umidum Galeni”. Si otteneva mescolando una parte di cera d’api purificata in 3-4 parti di olio di oliva e aggiungendo acqua di rose fino al limite della stabilità (Galeno Methodo Medendi,8) Sicuramente le matrone avvertivano una piacevole sensazione di fresco dopo l’applicazione.

I profumi (utilizzati da uomini e donne come le creme), venivano estratti da fiori, fatti macerare e pigiati. L’archeologia vesuviana ha fatto emergere fondamentali questioni di natura interdisciplinare riguardante il contenuto dei recipienti in vetro nei contesti di scavo di Pompei ed Ercolano: in Campania già dal II secolo a.C. sono attestate colture specializzate in fiori e piante aromatiche per la produzione di essenze cosmetiche, balsamiche e medicamentose

Non conoscendo il sapone, come detergente usavano la farina di fave. Dopo il bagno si spalmavano il corpo con olio di oliva ritenendo che ciò giovasse alla salute e proteggesse dalle infreddature. pertanto gli oli e gli unguenti erano degli efficaci detergenti usati anche per motivi igienici, grazie all’attività antibatterica di molti oli essenziali.

Per coprire l’odore dell’olio si usavano ingredienti di rosa, di gelsomino, di nardo ecc.

L’uso di questi ingredienti era abbondante e avveniva dopo il bagno e durante i banchetti. Gli unguenti si trovavano in commercio liquidi (olea) e solidi (odores).

Secondo Svetonio al funerale di Poppea, Nerone usò più profumo di quanto l’Arabia potesse produrre in 10 anni. Gradualmente anche le altre abitudini estetiche vennero assorbite dalla Grecia, provenienti specialmente dal sud d’Italia dove i Greci si erano insediati. L’uso dei cosmetici fu anche sviluppato molto fino a diventare, in alcuni casi, veramente stravagante, come stravaganti erano talvolta i costumi generali. Nella casa di Nerone, chiamata la Casa Dorata, c’erano sale da pranzo con soffitti incastonati d’avorio e tubi d’argento i quali spruzzavano gli ospiti di profumo. I romani inoltre svilupparono bellissimi contenitori di ogni tipo per profumi ed unguenti. I cosmetici a Roma erano essenzialmente di tre tipi: unguenti solidi (chiamati hedysmata), unguenti liquidi (chiamati stymmata) e profumi in polvere (chiamati diapasmata). Furono i Romani che svilupparono il bagno al punto tale che quelli presenti in edifici pubblici divennero dei circoli sociali, come le Terme di Caracalla. La letteratura scientifica dell’epoca rinforzò il legami tra medicina e cosmetici: Celso, un medico, si interessò di condizioni della pelle e dei capelli nel suoi libri, Plinio il Vecchio e Dioscoride scrissero di cosmetici oltre che di chimica e biologia e Galeno, che scrisse su molte branche della farmacia e della medicina è ricordato per aver formulato il ceratum refrigerans, letteralmente la cera rinfrescante o “cold cream”.

 

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